mercoledì 31 agosto 2011

Governo allo sbando. I poveri condannati ai sacrifici

La farsa del riscatto degli anni di laurea e militare hanno messo in luce una maggioranza giunta al limite della credibilità
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di Antonio ScottiNon era mai accaduto di dover assistere ad una cosa simile. Un governo che stila due impianti di manovra finanziaria e che nel giro di pochi giorni ne prepara una terza. Ma non per limare qualche spostamento minimo di risorse, ma per ridefinire in toto gli obiettivi e riparare a figure barbine (usiamo un eufemismo) come quella che prevedeva la cancellazione, ai fini del calcolo dell'anzianità, del riscatto degli anni di laurea e del servizio militare. Una storia al limite dell’inverosimile. Hanno sbagliato gli effetti, pensavano che quell’intervento potesse riguardare una decina di pensionati meridionali che, poveri loro, si sono presi anche la laurea. Ma quando i tecnici hanno fatto vedere al ministro Sacconi la stima numerica delle persone toccate dall’intervento, si sono accorti dell’ennesimo e madornale autogol.


Oramai siamo di fronte ad una maggioranza di governo che ha perso ogni barlume di credibilità. Davanti ad una crisi finanziaria che tocca l’Europa e il futuro del Paese, ci ritroviamo con una visione di futuro frazionata da particolarismi conservatori e aristocratici. Si perché è meglio chiarire subito una cosa: i sacrifici li continueranno a fare i poveri, quelli che arrivano alla fine del mese dimagriti e senza un centesimo messo nel salvadanaio. Berlusconi è al capolinea, ma mai chiuderà la sua carriera politica tassando i ricchi del Paese. Se le borse di Milano danno l’impressione di reggere è perché la Bce continua a metterci del suo, erogando fior di quattrini. Ma il prezzo di questa operazione era quello di metter mano ad una manovra seria, rigorosa e improntata alla crescita. Da mesi nessuno riesce a capire che idea ha il governo. La verità che idee non ce ne sono e che dopo il pranzo di Arcore abbiamo assistito ad una farsa, con Berlusconi che si congratulava con Bossi e Tremonti che scappava a Lorenzago dove, dicono, è messo al riparo dalle montagne del Cadore. Ieri, i tecnici dell’Europa hanno comunicato che nel primo impianto della manovra mancano le misure per la crescita. Il che significa che rischiamo di ritrovarci presto nella situazione di un mese fa, con gli investitori che ci chiedevano interessi mostruosi pur di acquistare i nostri titoli di debito. Si, perché come fai ad essere un debitore affidabile, se non mi dimostri che ha avviato interventi per generare reddito?


Purtroppo il Paese delle mille corporazioni che tutto vogliono liberalizzare tranne la categoria di cui fanno parte, sta mettendo all’angolo un governo giunto al capolinea. Nel momento in cui serve il massimo della compattezza e dell’unità, gli italiani sono pronti ai sacrifici, ma non hanno una classe dirigente che sappia trovare gli strumenti e le idee giuste per fare sintesi e ripartire. Siamo in una fase in cui nessuno riesce ad esprimere una visione di futuro. E ciò allontana sempre di più i cittadini dalla politica. Con l’ultima mossa sul riscatto degli anni di laurea e militare, i politici hanno dimostrato di non essere a conoscenza di cosa avviene nelle case degli italiani. Di quello che fanno, di come vivono, di quanto riescono a progettare, di come crescono i figli. Due mondi separati, distanti. La vera preoccupazione è scaricare tutti i sacrifici a quella parte di Paese più lontana dai propri bacini di consenso. Niente di più. Il valzer delle proposte scarabocchiate continuerà ancora per molto con l’aggravante che il moto d’indignazione degli italiani verso questa politica continuerà a crescere. Eppure la politica è lo strumento migliore per uscire da questa empasse. Ma come ogni strumento messo nelle mani sbagliate, può diventare pericoloso.

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