Amministrazione allegra"del patrimonio della Santa Sede.
"Asserzioni frutto di valutazioni
erronee" replicano gli attuali
e precedenti dirigenti
del Governatorato
di ORAZIO LA ROCCA
CITTA' DEL VATICANO - E' ormai guerra aperta tra il Governatorato della Città del Vaticano e il suo ex segretario generale, il vescovo Carlo Maria Vigano', da pochi giorni nominato dal Papa nunzio apostolico a Washington. Un incarico indubbiamente di prestigio, ma deciso da Benedetto XVI col chiaro intento di allontanarlo dal Vaticano dove, in circa tre anni di lavoro, pur avendo risanato le casse del Governatorato, era entrato in rotta di collisione col cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone per aver accusato monsignori ed alti prelati di aver dato vita ad un sistema lavorativo fatto di corruzione, di gestione "allegra" del patrimonio della Santa Sede e di appalti poco chiari per la scelta delle ditte incaricate di eseguire lavori di restauro e di manutenzione. Una vera e propria tangentopoli vaticana denunziata da monsignor Viganò, contro il quale oggi rispondono gli attuali ed i precedenti dirigenti del Governatorato con una ampia nota pubblicata dalla Sala Stampa della Santa Sede che forse potrebbe spingere il destinatario a compiere un gesto traumatico con l'abbandono della nunziatura statunitense.
Amarezza. Nel comunicato, i firmatari - il vescovo presidente Giuseppe Bertello e il suo predecessore, il cardinale Giovanni Lajolo - esprimono "grande amarezza" e bollano le accuse del neo nunzio apostolico Usa come "asserzioni frutto di valutazioni erronee" o che "si basano su timori non suffragati da prove, anzi apertamente contraddetti dalle principali personalità invocate come testimoni" dallo stesso Viganò in due lettere scritte a Benedetto XVI il 27 marzo 2011 e al cardinale Bertone l'8 maggio successivo. Scritti - usciti misteriosamente dal Palazzo Apostolico -e resi noti rispettivamente nei giorni scorsi dalla trasmissione televisiva "Gli intoccabili" su La7 e dal quotidiano Il Fatto Quotidiano.
Le accuse. Per Bertello e Lajolo - che definiscono "abusive" le pubblicazioni delle due lettere - le accuse portate all'attenzione del Papa e del Segretario di Stato da monsignor Viganò "non possono non causare l'impressione che il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, invece di essere uno strumento di governo responsabile, sia un'entità inaffidabile, in balia di forze oscure". In realtà - si legge nel documento - "dopo attento esame del contenuto delle due missive", la presidenza del Governatorato ritiene "suo dovere" dichiarare pubblicamente che "le dette asserzioni sono frutto di valutazioni erronee". In sostanza, stando alla nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, in Vaticano non ci sono stati casi di corruzione, di truffe, di appalti truccati o di bilanci gonfiati. Smentito anche il ruolo svolto da Viganò nell'opera di risanamento dei bilanci, che secondo l'ex segretario generale sarebbero passati da un buco di circa 8 milioni di euro del 2009 ad un attivo di circa 35 milioni dello scorso anno. Monsignor Viganò viene, in definitiva, smentito ufficialmente su tutti i fronti dai vertici pontifici e a questo punto resta difficile immaginare come possa continuare a svolgere la sua missione diplomatica in rappresentanza del Papa presso il governo degli Usa. Non a caso in Vaticano già qualcuno incomincia a scommettere su quanto tempo potrà continuare a reggere la nunziatura di Washington.
I bilanci. Il Governatorato replica che "i bilanci preventivo e consuntivo, dopo essere stati approvati dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, vengono regolarmente sottoposti alla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, la quale li esamina nei propri uffici e li fa esaminare anche dal suo collegio di revisori internazionali. La Prefettura stessa ha, del resto, la possibilità di esaminare in ogni momento, senza preavviso, la documentazione di tutti gli Uffici del Governatorato nello stesso iter della sua produzione". Inoltre, "gli investimenti finanziari del Governatorato, affidati a gestori esterni, subirono rilevanti perdite durante la grande crisi internazionale del 2008. Secondo criteri contabili stabiliti dalla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede in aderenza ai criteri stabiliti in Italia, dette perdite vennero distribuite anche sull'esercizio del 2009, che segnò quindi un passivo per 7.815.000 euro. Va per altro rilevato che, a prescindere dalle perdite finanziarie, la gestione economico-funzionale del Governatorato restò in attivo".
Quanto al passaggio dal risultato negativo di 7.815.000 euro del bilancio consuntivo del 2009 al risultato positivo finale di 21.043.000 euro del 2010, "fu dovuto principalmente a due fattori", precisa il Governatorato Vaticano, ovvero "alla gestione degli investimenti finanziari del Governatorato e in misura ancor maggiore agli eccellenti risultati dei Musei Vaticani".
La replica a monsignor Viganò riguarda anche gli appalti per nuove opere di un certo rilievo, come il restauro in corso del Colonnato di piazza san Pietro, la manutenzione dei giardini vaticani e delle Ville Pontificie o la costruzione della fontana di san Giuseppe, che ricordano Bertello e Lajolo, "vengono assegnati con regolare gara e dopo esame da parte di una commissione ad hoc", mentre per i lavori di non grande entita', "la direzione dei servizi tecnici si avvale del proprio personale o anche di ditte esterne qualificate, ben conosciute, sulla base di prezzari in uso in Italia".
La presidenza del Governatorato Vaticano esprime dunque "piena fiducia e stima agli illustri membri del comitato Finanza e gestione" confidando di "poter continuare ad avvalersi del loro consiglio anche in futuro"; e conferma la sua "piena fiducia nelle Direzioni e nei vari collaboratori, essendosi rivelati infondati, dopo accurato esame, sospetti e accuse, come del tutto infondata sino ad apparire risibile la notizia, debitrice di un certo giornalismo assai poco serio, secondo la quale sarebbero state effettuate intercettazioni telefoniche e ambientali all'interno di un procedimento meramente amministrativo e disciplinare".
Fin qui, la nota del Governatorato. Ma monsignor Viganò non è detto che dalla nunziatura di Washington faccia finta di niente. A meno che Oltretevere non si decida di metterlo definitivamente a tacere con un preventivo altolà.(04 febbraio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA